Millennials vs baby boomer, come si aiuta il dialogo con il digitale

27 Ottobre 2021 in People Experience

Il gap generazionale nel mondo del lavoro è un limite? Oggi gli uffici sono eterogenei. All’interno di un team convivono persone di generazioni diverse, con un differente approccio alla tecnologia (digital divide): dai baby boomer (persone nate tra la seconda metà degli anni Quaranta e Sessanta, poco avvezze al digital, che credono nel gioco di squadra, nei rapporti diretti tra le persone e nel valore dell’esperienza) passando per la Generazione X (nati dal 1965 al 1980), fino ai Millennials (coloro che, nati tra il 1980 e il 1995, hanno un rapporto privilegiato con gli strumenti digitali perché sono cresciuti durante il boom tecnologico) e alla Generazione Z, quella dei nativi digitali, nati dopo il 1995.

Eppure, il digitale non è più uno sconosciuto, fa parte della quotidianità di ogni lavoratore: la pandemia, con lo smart working, non ha fatto altro che premere l’acceleratore sulla digital transformation e aumentare il gap. Ma con il giusto approccio e la diffusione di una cultura digitale, le differenze possono essere superate a favore di un team reattivo e predisposto alla tecnologia.

Millennials vs baby boomer: il ruolo centrale degli HR

Come aiutare il dialogo tra baby boomer e digitale? All’HR l’arduo compito di vincere le resistenze, attraverso il dialogo e l’organizzazione di programmi di sensibilizzazione, alfabetizzazione, formazione, reskilling e upskilling. L’HR deve stimolare i dipendenti ad avere una mentalità flessibile, aperta alle nuove soluzioni digitali; deve promuovere una conversazione sul cambiamento all’interno dell’azienda e con ogni individuo, perché per diffondere la cultura digitale è fondamentale che ogni dipendente ne comprenda il valore e l’importanza, per sé e per il team con cui lavora.

Per rendere più “umano” questo percorso può individuare un manager o diverse figure che, con il loro carisma, modo di fare ed entusiasmo, siano in grado di trascinare i colleghi verso la digital transformation. Tutto questo senza mettere mai da parte la comunicazione: parlare, spiegare, raccontare il cambiamento che si vuole intraprendere è un tassello fondamentale del puzzle che porta all’accettazione della “digitalizzazione”. Il capo delle risorse umane diventa così un direttore d’orchestra, colui che sceglie i “narratori” più rappresentativi e credibili e gli strumenti più efficaci per raggiungere l’obiettivo: blog post, applicazioni social, videoclip, meeting informali, eventi ibridi (in presenza e virtuali).

Self empowerment, la skill che non può mancare in un piano di formazione efficace

Per risolvere il gap tra baby boomer e millennials, tra le “digital soft skills” che non possono mancare in un piano di formazione efficace nell’era digitale ce n’è una di particolare importanza: il self empowerment, l’abilità che spinge a distaccarsi dalle logiche precedenti e ad aprire la propria mente al cambiamento.

Il self empowerment è una presa di coscienza che porta a una chiara consapevolezza: l’apprendimento non si conclude con la fine dell’istruzione, ma è un’attività continua all’interno della propria vita professionale. L’ampliamento e l’aggiornamento delle competenze digitali rientra perfettamente in questo percorso. Il self empowerment è l’apertura mentale che permette di capire che il mondo è in continua evoluzione: esplorare i propri limiti e superarli, quindi, è la “conditio sine qua non” per avere conoscenze aggiornate e un futuro lavorativo duraturo. Ed è su questo concetto che le risorse umane possono fare leva. Come afferma lo psicologo e psicoterapeuta Enrico Maria Secci: “Esplorare i propri limiti conduce alla scoperta di territori vastissimi”. Uno stimolo per tutti i lavoratori meno avvezzi al digitale a fare un passo verso la tecnologia e a scoprirne e rivalutarne tutte le potenzialità.

HR Tech: le soluzioni per chiudere il gap tra millennials vs baby boomer

Per attivare un piano di formazione adeguato, oggi sono diversi gli strumenti per lo sviluppo e l’aggiornamento delle competenze digitali, anche quelle più “soft”. L’insieme delle tecnologie a servizio delle risorse umane, che supportano il change management, prende il nome di HR Tech. Tra queste troviamo le piattaforme e-learning, che offrono corsi di formazione con un alto livello di coinvolgimento, personalizzazione e esperienzialità per ogni dipendente.

Nelle piattaforme e-learning, flessibilità e personalizzazione sono dei veri plus: c’è la possibilità di costruire percorsi su misura delle competenze, delle aspirazioni e attitudini di ogni individuo; di comprendere il valore degli strumenti digitali nel lavoro quotidiano; di crescere e formarsi.

Così anche i più scettici, come spesso risulterebbero apparire i baby boomer, hanno la possibilità di ricredersi, avere fiducia nel nuovo e nelle potenzialità della tecnologia. Con questa filosofia e questi strumenti, il gap generazionale (millennials vs baby boomer) non sarà mai più un limite.

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