Digital mindset: come coltivarlo per innovare

26 Maggio 2021 in People Experience

Iniziamo con il chiederci: cos’è il digital mindset? Prendiamo in prestito un’efficace e ancora valida definizione da uno studio di Vivienne Benke del 2013:

“Il digital mindset è costituito da un insieme di conoscenze ed esperienze che ogni individuo ha sviluppato all’interno di una società sempre più digitalizzata e che vengono riconosciute e utilizzate per avere successo nell’ambiente digitale.”

Siamo di fronte a quello che potremmo definire complessivamente un approccio al proprio contesto, un ambiente in cui il digitale è sempre più pervasivo.

Digital Mindset: in equilibrio tra Fixed e Growth Mindset

Secondo Carol Dweck, professoressa presso la Stanford University, parlare di mindset significa porre il focus su come le persone processano le informazioni. Importante è la distinzione tra fixed mindset e growth mindset: com’è intuibile, il primo è un atteggiamento di rifiuto, statico, che non accoglie le critiche; il secondo è invece un atteggiamento di crescita, velleità di miglioramento, coraggio, apertura alle critiche e voglia di imparare e assimilare concetti nuovi.

Torniamo a concentrarci ora sulle caratteristiche del digital mindset con l’aiuto dell’analisi di Vivienne Benke. Secondo la studiosa, come si è visto, il digital mindset è costituito da conoscenze ed esperienze, quindi una parte cognitiva e una parte attiva. In particolare, questo è lo schema da lei stessa elaborato:

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Fonte: Vivienne BenkeThe Digital Mindset. A Theoretical Discussion (2013)

La parte di conoscenze (cognitive component) è distinta in differenziazione, ovvero quante diverse conoscenze digitali coesistono nel nostro universo mentale, e integrazione, cioè quanto queste sono calate nella nostra quotidianità in termini di conoscenza pura, abilità e attitudini. La parte di azione (action component) del digital mindset è costituita invece da accettazione e rifiuto (di cambiamenti, novità, mezzi).

Torna ora utile la distinzione tra growth mindset e fixed mindset, facilmente sovrapponibili proprio agli atteggiamenti di accettazione e rifiuto presenti nel digital mindset. Una persona dotata di spiccato digital mindset saprà alternare sapientemente il rifiuto con l’accettazione, ad esempio cercando di capire come in una situazione la soluzione tecnologica possa o meno portare innovazione o benefici. Il rifiuto, in questi casi, non è dettato da impermeabilità pregiudiziale al cambiamento, ma da una valutazione attenta.

Potremmo quindi sostenere che un digital mindset coltivato sapientemente prevede alternanza tra growth mindset e fixed mindset, tra accettare le sfide, interpretare i cambiamenti, aprirsi alle novità, e al tempo stesso consolidare le certezze, valutare i rischi, conoscere la tecnologia per potersi permettere di rifiutarne alcune applicazioni.

Come coltivare il digital mindset per l’innovazione

Alla luce di questa analisi, non è difficile comprendere a livello pratico quali siano le vie per coltivare il digital mindset in ottica di innovazione. A livello cognitivo, fondamentali sono l’apertura alle novità, la voglia di conoscere, di essere costantemente aggiornati, di estendere potenzialmente all’infinito l’opportunità teorica di innovare. A livello pratico, l’approccio a tecnologie e innovazioni, il rifiuto quando necessario, un senso critico di base che permetta di imparare dalle esperienze e agire con l’approccio di volta in volta più appropriato.

In questo senso, il digital mindset è alla base delle digital skill più specifiche: è la cultura digitale da coltivare costantemente con l’obiettivo di non farsi mai cogliere impreparati dal cambiamento, al contrario, per sviluppare l’atteggiamento giusto (mindset) così da anticiparlo e fare dell’evoluzione continua una filosofia di business.

La creazione di una culturale digitale in azienda, che sia stimolante e vivace, è la vera sfida all’atto pratico per coltivare questo approccio. Lo sottolinea bene la stessa Carol Dweck:

“Cervello e talento da soli non portano automaticamente a risultati brillanti, ma occorre lavorare sulle proprie convinzioni e sul proprio atteggiamento verso il lavoro, l’apprendimento, la vita.”

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