Obbligo bilancio sostenibilità: quali adempimenti rispettare

31 Ottobre 2023 in Audit & Compliance

Bilancio di sostenibilità: un obbligo, una scelta o un “optional” fortemente raccomandato? Il report che raccoglie tutte le informazioni in merito alle politiche di sostenibilità di un’azienda sta diventando uno strumento sempre più diffuso fra le imprese.

Tuttavia, non per tutti si tratta di una necessità o di un adempimento di compliance: nella maggior parte dei casi, il bilancio di sostenibilità si identifica come un mezzo cruciale e strategico di comunicazione perché raccoglie tutti i dati non finanziari che rispecchiano l’impatto ambientale e sociale dell’azienda, nonché le attività poste in essere per migliorarlo: un quadro di grande valore agli occhi degli stakeholder e dei mercati finanziari.

Obbligo bilancio di sostenibilità: perché non è più una scelta

Ma dove si situa il confine tra “obbligo” e “scelta” nella redazione di un bilancio di sostenibilità? A tracciare i contorni della questione è la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la direttiva dell’Unione Europa che rende obbligatorio, per aziende di medio-grandi dimensioni o quotate in Borsa, rendicontare la propria sostenibilità attraverso strumenti adeguati come il bilancio di sostenibilità.

Nata sulla scia della precedente NFRD (Non-Financial Reporting Directive) del 2014, ormai considerata insufficiente, la nuova CSRD da un lato modifica e amplia gli obblighi di rendicontazione, dall’altro la estende a circa 50.000 aziende potenzialmente interessate, il triplo delle attuali.

Oggi in Italia circa 200 aziende sono soggette all’obbligo di Dichiarazione non finanziaria previsto dalla CSRD Directive: un numero destinato a crescere sino a quasi 5.000 nei prossimi 3 anni, per effetto dell’estensione della direttiva. Protagoniste saranno, in particolare, le imprese che soddisfano almeno due dei tre criteri previsti:

· un fatturato superiore ai 40 milioni di euro

· un totale attivo superiore a 20 milioni di euro o che superi i 250 dipendenti

Dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (avvenuta il 16 dicembre 2022), l’Italia ha a disposizione 18 mesi per recepire la direttiva nella legislazione nazionale e dal 2024 sarà concretamente applicata. L’obbligo scatterà quindi nel 2025 per le aziende medio grandi e prenderà in considerazione i dati dell’anno fiscale 2024, mentre le aziende di piccole e medie dimensioni vedranno entrare in vigore l’obbligatorietà nel gennaio 2026.

Obbligo bilancio di sostenibilità, chi sono i destinatari

Ad oggi, ciò che appare evidente è che la direttiva avrà un impatto di grande portata sulle imprese, sugli investitori e sulla società nel suo complesso.

La direttiva coinvolgerà tutte le grandi imprese e le PMI quotate, a eccezione delle microimprese con meno di 10 dipendenti o meno di 20 milioni di euro di fatturato, anche se quotate.

Sono dunque coinvolte S.p.A., S.r.l ed enti di interesse pubblico (banche, assicurazioni, società quotate, oltre 250dipendenti; indipendentemente dalla loro forma giuridica).

Obbligo bilancio di sostenibilità: gli adempimenti imprescindibili

Quali sono dunque gli adempimenti che le imprese coinvolte dalla CSRD dovranno soddisfare? Le aziende destinatarie saranno tenute a pubblicare un documento di sostenibilità, redatto secondo gli standard comuni di reporting sviluppati dall’European

In particolare, il report – che deve essere contenuto all’interno della relazione finanziaria annuale – dovrà fornire una serie di indicazioni fondamentali:

· informazioni sulle modalità con cui il modello di business influisce sulla sua sostenibilità;

· indicazioni su come fattori esterni, come il cambiamento climatico o i diritti umani, incidano sulle attività aziendali;

· KPI specifici riguardanti le emissioni di GHG, il consumo di acqua e la produzione di rifiuti;

· valutazione della parità di trattamento per tutti i dipendenti, delle condizioni di lavoro e del rispetto dei diritti umani;

· ruolo assunto dagli organi di amministrazione relativamente alla governance dei temi ESG;

· rapporti con gli stakeholders ed impatto di questi in ambito di sostenibilità;

· criteri e approcci di risk management;

· dati sulla due diligence ESG.

Quanto alla procedura di rendicontazione, il bilancio di sostenibilità deve essere fornito in formato digitale XHTML e deve essere reso pubblicamente accessibile. Inoltre, i dati presenti dovranno essere controllati e certificati da enti esterni indipendenti, secondo un principio di trasparenza che contribuisce ad aumentare la responsabilità delle imprese, orientandole verso un’economia che promuove il benessere delle persone e la tutela dell’ambiente.

L’importanza di un consulente dedicato: il servizio ViSO

Arrivare preparati e pronti alla deadline del 2025 è dunque fondamentale per le imprese che non hanno mai dovuto confrontarsi con obblighi in questo ambito. Un aiuto importante e particolarmente innovativo è rappresentato dal servizio ViSO, Virtual Sustainability Officer, che consente di accedere ai vantaggi di un Sustainability Officer professionale e del team associato in modo flessibile e in outsourcing.

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